Wicked è uno dei film da ricordare di questo 2024. Per vari motivi, ma prima di tutto perché Wicked è un musical con musiche originali, tratto da uno spettacolo di Broadway moderno e pluri-premiato, che a sua volta non solo riceverà probabilmente altri riconoscimenti dall’industria cinematografica, ma è pure riuscito nell’impresa di incontrare gusti e interesse del grande pubblico.
Wicked: strilla, urla e vola via sfidando la gravità del tempo
Nel nostro paese inoltre ha creato questa inedita situazione democratica per cinefili e non, i quali, come giusto che sia, hanno potuto scegliere se vederlo doppiato o in originale durante la sua intera permanenza in sala. Una straordinaria eccezione che dovrebbe invece essere la regola!
Il film poi, aldilà di queste considerazioni, è maestoso. Imponente. Sin dal logo Universal profuma di cinema. Si respirano gli ampi spazi dell’immagine, i set imponenti bucano lo schermo, la cura per i dettagli è ammirevole.
Piaccia o meno, il sapore è quello di vecchie produzioni che dovevano offrire un’alternativa alla tv mettendo in scena un grande spettacolo da cinema. Sa di classico, eppure è ben oltre il post-moderno, nostalgico ma senza malinconia. Sgargiante e zuccheroso, ma senza appiccicarsi al palato.
Del musical di Broadway conoscevo la fama (invece ho letto e visto abbastanza circa Baum e Oz), ma non ho mai avuto modo di approfondire. Infatti non ho ancora assimilato tutti i brani e non posso dire di averli amati tutti allo stesso modo, ma alla fine della giostra (tutta in salita) l’intera produzione dimostra una splendida coerenza di forma e contenuto verso il materiale.
No One Mourns the Wicked, What is This Feeling e Defying Gravity le ho già riascoltate molte volte da quando ho visto il film e quest’ultima in particolare esplode ad ogni ascolto.
Le coreografie cercano sempre di impressionare, forse per difendersi dal confronto con l’amato palcoscenico di cui ancora molti conservano il ricordo. Non lo fanno cercando di complicarsi la vita, ma con semplicità dimostrano i propri nuovi confini, che poi sono quelli dell’immagine filmica e del suo strabordante potenziale.
Wicked: c’è speranza per il musical?
La cgi non dà mai fastidio (questo perché dosata bene), la regia tecnica – senza particolari intuizioni – è devota alla produzione ed in particolare agli interpreti, chiamati a sostenere parecchio sulle proprie spalle e corde vocali. In particolare le due protagoniste. Cynthia Erivo l’avevo già vista in un brutto Pinocchio del buon Zemeckis, mentre avevo solo sentito parlare di Ariana Grande (continuerò ad ignorare la sua musica anche se nel film è bravissima). Sono entrambe perfette nei loro ruoli.
Dispiace solo per questa cafonata del dividere il progetto in due parti: l’arte dell’adattamento o del montaggio tout court ha a che fare con il sacrificio. Privarsi del sacrificio dimostra insicurezza o furbizia industriale, che danneggia la sincerità del resto.
Ad ogni modo da appassionato di musical è rinvigorante trovare tanta devozione al netto di pochi compromessi verso uno dei generi ormai più bistrattati, ma che ha attraversato – forse più di tutti – la storia del cinema, portando spesso al massimo dell’espressività il suo linguaggio. Quindi ben venga il successo di lavori come Wicked che strillano, urlano e volano via sfidando la gravità del tempo.